Vendere riso ai cinesi
Potrebbe sembrare un paradosso o un’affermazione azzardata, ma invece è vero e rappresenta una storia di successo dell’imprenditoria italiana. La Riso Scotti s.p.a., azienda leader da oltre 150 anni nel settore della lavorazione e commercializzazione del riso con 219 milioni di euro di fatturato nel 2013 e con oltre 400 addetti, ha siglato un contratto per la fornitura di bevande vegetali derivate dal riso al 100% di produzione italiana e gluten free.
Lo racconta a ItaliaOggi Pedro Soro Gomar, international sales director per la gamma di bevande vegetali Riso Scotti:
Dopo nove mesi di negoziazioni, con tanto di visita ai nostri stabilimenti da parte degli operatori cinesi e nostri incontri a Pechino, siamo riusciti a fare partire questo progetto. Oltre l’80% della popolazione cinese ha problemi di intolleranza al lattosio per la mancanza dell’enzima che sintetizza la caseina, quindi non può bere il latte tradizionale o altri prodotti affini. Questo aspetto però non basta per aprirsi un varco in quel mercato, perché i consumatori cinesi sono molto esigenti sia sul fronte della qualità sia su quello della sicurezza alimentare, per i quali comunque un marchio italiano legato al food come quello di Riso Scotti rappresenta una garanzia.
Infatti, nonostante sia il più grande produttore e consumatore al mondo di riso, la Cina ancora non dispone del know-how necessario alla realizzazione delle bevande vegetali e, in ogni caso, da qualche anno il governo cinese ha imposto dei prezzi minimi a tutela delle produzioni domestiche, ma che ha innescato come effetto collaterale una corsa all’acquisto dall’estero dove i prezzi sono negli ultimi anni crollati a causa della sovraproduzione.
Dunque il primo passo è stato fatto, ma la Scotti ha come obiettivo quello di allargare il fronte dei prodotti esportati al riso e agli altri prodotti derivati, come gli snack dolci e salati, fino, perché no, a far conoscere ai cinesi il vero risotto made in Italy.