Record storico per l’export agroalimentare italiano: la qualità viene premiata
Sulla base dei dati relativi alle esportazioni 2014 certificati dall’Istat nei giorni scorsi, l’export agroalimentare italiano nel 2014 ha registrato un record storico, raggiungendo il valore di 34,3 miliardi, con un aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente.
Questo importante risultato – ha commentato la Coldiretti – “è stato ottenuto nonostante le difficoltà che si sono registrare a seguito dell’embargo russo che ha sancito a partire dall’8 agosto il divieto all’ingresso di una lista di prodotti agroalimentari che comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce”.
Ha espresso soddisfazione anche il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, dichiarando:
“L’agroalimentare italiano fissa un nuovo record nelle esportazioni raggiungendo quota 34,3 miliardi di euro nel 2014, come certificato oggi dall’Istat. Dal 2004, grazie allo straordinario lavoro di promozione del Made in Italy fatto dalle nostre imprese, registriamo una crescita del 70%. Nonostante un’annata non felicissima dal punto di vista climatico e aggravata dall’embargo russo, abbiamo chiuso con un risultato importante. Il nostro obiettivo è raggiungere quota 50 miliardi nel 2020 e 36 miliardi nel 2015, sfruttando il cambio euro-dollaro più favorevole e l’abbassamento dei costi dell’energia. Abbiamo ancora margini di crescita importanti sui quali stiamo lavorando con il Ministero dello Sviluppo Economico e con le imprese, mettendo in atto il piano per l’internazionalizzazione con un focus specifico sui prodotti agroalimentari. Penso alle opportunità di sviluppare piattaforme logistico distributive all’estero e ad un programma di promozione che concentri le risorse su alcuni obiettivi chiave. In questo contesto non possiamo dimenticare la grande opportunità che Expo Milano 2015 rappresenta per tutte le nostre filiere e i territori”.
Dai dati raccolti emerge che i due terzi del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione Europea, ma il Made in Italy riscuote grande successo anche nelle Americhe e nei mercati emergenti come quelli asiatici.
Il prodotto Made in Italy più esportato è il vino (oltre 5 miliardi), ma rilevanti sono anche le spedizioni all’estero di ortofrutta, prodotti caseari, dolciari, pasta e olio.
Il Ministro Martina ha sottolineato che l’obiettivo dei 50 miliardi di export nel 2020 è obiettivo raggiungibile e possibile, anche grazie alla rinnovata alleanza con la Grande distribuzione organizzata.
Durante l’incontro con tutte le principali sigle della GDO, svoltosi il 17 febbraio 2015 a Roma presso il Palazzo dell’Agricoltura, sono stati affrontati i principali temi relativi al mercato dei prodotti agroalimentari nazionali, all’organizzazione della filiera e alla distribuzione del valore all’interno della stessa.
Il Ministro ha presentato i seguenti primi quattro punti di lavoro, ampiamente condivisi da tutti i soggetti presenti al tavolo:
– operazione straordinaria di promozione dei prodotti di qualità DOP e IGP nazionali con azioni dedicate nei negozi della Distribuzione organizzata, abbinata ad una campagna di educazione alimentare e di promozione verso i consumatori;
– investimento nella Rete del lavoro agricolo di qualità, la cui cabina di regia si è insediata presso l’INPS, come strumento di contrasto al lavoro nero e per la certificazione etica dei produttori fornitori della GDO in ottica di semplificazione;
– sostegno all’export con piattaforme logistico distributive all’estero per accrescere il mercato dei prodotti italiani a livello internazionale;
– maggiore coordinamento su alcune filiere a partire da quella lattiero casearia, dove anche un intervento della distribuzione può contribuire nella gestione del delicato passaggio di fine del regime delle quote.
“La grande distribuzione – ha sottolineato il Ministro Martina – può svolgere un ruolo ancora più determinante nel rilancio del comparto agroalimentare italiano e il Governo è impegnato per favorire questo processo. Sono soddisfatto in particolare per la convergenza sulla nostra proposta di dare un’informazione chiara e trasparente al consumatore in merito alla zona di mungitura del latte, evidenziando l’origine del prodotto e dando così uno strumento di maggiore competitività alle aziende. Anche sul fronte dei prodotti DOP e IGP iniziamo un lavoro di valorizzazione per aprire nuovi spazi e per promuovere meglio questi marchi di qualità riconosciuta. Sono convinto, poi, che la nostra Rete del lavoro agricolo di qualità potrà contribuire a dare un metro certo e riconosciuto dallo Stato per la certificazione etica delle aziende, sgravando da questo compito le imprese della distribuzione”.