201503.13
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Reverse charge nella GDO: Confindutria si rivolge all’Europa

Confindustria, con nota del 10 marzo 2015, ha reso noto di aver presentato ufficialmente alla Commissione Europea una denuncia contro il meccanismo del “reverse charge” (inversione contabile) per il versamento dell’IVA relativa alle forniture nei confronti di supermercati, ipermercati e discount alimentari.

La misura, introdotta con la Legge di Stabilità 2015 (L. 23 dicembre 2014, n. 190), non è ancora operativa, ma è al vaglio degli organi comunitari per l’eventuale autorizzazione.

Le imprese italiane sono molto preoccupate perchè se la misura venisse autorizzata produrrebbe pesanti conseguenze finanziarie per tutti i fornitori della grande distribuzione organizzata, considerata la mole di crediti IVA che matureranno”, ha dichiarato Confindustria, aggiungendo che per gli imprenditori ampliare il reverse charge alla grande distribuzione organizzata può avere effetti devastanti sulla liquidità.

Con il meccanismo del reverse charge, le imprese che cedono beni o servizi non incasseranno l’IVA, che viene versata allo Stato direttamente dall’acquirente. E ciò al fine di evitare che coloro che fornisono un bene o un servizio, incassino dal cliente finale l’importo del suo prodotto o servizio comprensivo di IVA e non versino il dovuto allo Stato, venendo così a maturare un guadagno supplementare e ponendo in essere una condotta evasiva.

Nel sistema invertito, invece, è l’acquirente di beni o servizi ad assolvere gli obblighi di versamento dell’IVA, al posto del fornitore, il quale però si trova a dover chiedere il rimborso in forma di credito d’imposta, con i relativi tempi d’attesa e la scarsità di liquidità.

Nella nota di Confindustria si legge che l’Italia “è nota per i tempi lunghi con cui effettua i rimborsi dei crediti IVA – tanto da essere oggetto di una apposita procedura di infrazione – e il meccanismo di inversione contabile rischia di acuire i ritardi nell’erogazione dei rimborsi, a scapito dell’effettiva neutralità del funzionamento dell’imposta sul valore aggiunto, con effetti devastanti sulla liquidità delle imprese e sui loro piani di investimento futuri”.

In ogni caso, “il contrasto a ogni tipo di evasione fiscale deve essere perseguito con fermezza: l’evasione mina alla radice la corretta competizione tra imprese, con effetti deleteri sia per il bilancio del nostro Stato sia, con riferimento all’IVA, per quello comunitario. Tuttavia, l’introduzione di fattispecie di reverse charge ulteriori rispetto alle ipotesi elencate dalla direttiva IVA deve essere valutata con estrema cautela e può essere consentita – come prevede la normativa comunitaria – solo in presenza di rischi di frode ampiamente documentati. Non è questo il caso delle forniture alla grande distribuzione organizzata”.

“Con la denuncia preventiva presentata oggi – conclude la nota – Confindustria vuole suonare un campanello d’allarme e segnalare alla Commissione europea le forti preoccupazioni delle imprese per le conseguenze che la misura potrebbe provocare sul sistema produttivo”.

Da Bruxelles il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha tuttavia ribadito come la norma in questione sull’estensione del meccanismo del “reverse charge” nella grande distribuzione organizzata di fatto ha già ottenuto il via libera, in quanto ricompresa “fra le misure che fanno parte della legge di stabilità, che sono state tutte approvate dalla Commissione”.